Bocce e scrittura: FIB Toscana ospite del laboratorio “La Matita per Scrivere il Cielo”
15/03/2016 at 06:11 1 commento

Lo scorso 8 marzo lo sport bocce della toscana ha incontrato il laboratorio di scrittura creativa “La matita per scrivere il cielo” al Teatro Comunale di Antella: il presidente Giancarlo Gosti è stato invitato da Cecilia Trinci, animatrice del laboratorio, grande amica dello sport bocce ed ex Consigliera regionare FIB e dirigente della sezione Bocce dell’U.S. Affrico, a raccontare la storia del suo legame con lo sport più antico del mondo, fra ricordi, suggestioni e la realtà quotidiana di uno sport nel quale convivono la tradizione e l’agonismo.
Alcuni dei partecipanti hanno scritto un racconto ispirato dal pomeriggio di parole, ricordi e condivisione. Riportiamo qui sotto gli incipit e i link al blog La matita per scrivere il cielo dove potrete leggere i testi completi.
Stefania Bonanni ha scritto un racconto dal titolo “Il Ballo delle palle di legno“: “Quelle lunghe, polverose, assetate, ore pomeridiane delle domeniche d’estate… bastava avere l’orecchio allenato. Le grida, le incitazioni, le bestemmie, quei “poggia! Cala! Sali! Su, bella, vai a punto! Boccia!” E poi i tonfi sordi, una specie di scoppio secco, tanto più scoppio e tanto più secco, quanta più era la forza impressa al tiro: “Spam! Stack!” al pallaio giocavano.” Cliccare qui per continuare a leggere il racconto.
Mirca Lorenzini ha intitolato il suo “La domenica con le palle” “Un paese piccolo, di poche anime arroccato sulla sommità di un poggiolo spazzato dal vento. Le casa antiche, tutte in pietra, si affacciano su un unica strada, la chiesa manca, bisogna fare due chilometri per pregare davanti ad un altare. Tutto intorno è una distesa a perdita d’occhio di grano dorato, in fondo alla valle si intravedono il torrente e un piccolo stagno circondato d’erba palustre”. Cliccare qui per continuare a leggere il racconto.
Roberto Zatini invece ci porta “Lungo il fiume“: “Li avete presenti quei salmoni che risalgono il corso del fiume in cui sono nati per andare a depositare le uova e poi morire? Ogni giorno che passa scopro nuove affinità con quei pesci. Ci sono cresciuto lungo il fiume: anche ora abito lì. Mentre cammino sulla riva, ogni tanto rifletto che è paradossale che, per morire con l’animo in pace, bisogni tornare indietro, dove tutto è iniziato.” Cliccare qui per continuare a leggere il racconto.
Simone Bellini ha intitolato il suo racconto “La partita della vita“: “Problemi ! Problemi su problemi; la moglie, il lavoro, i figli, il loro futuro. Il mio ruolo di marito e di padre mi pesano, come queste bocce che ho in mano, mentre aspetto il mio turno di tiro. Affido a loro questo fardello, per liberarmene con un colpo risolutore. La meta è lì; il boccino rosso, circondato dalle insidiose bocce degli avversari.” Cliccare qui per continuare a leggere il testo.
E anche Cecilia Trinci ha scritto “Il gioco delle bocce“: “Forse è come si presenta. Sta qui la sua forza? Un gioco apparentemente semplice, con soltanto quattro palle colorate da maneggiare, né troppo piccole né troppo grandi, giusto adatte alla mano di chiunque, pesanti quanto basta per reggerle saldamente senza sforzi, senza corse, senza placcaggi o finte pericolose per le caviglie.“Se giocano gli anziani al Circolo, possiamo giocare tutti!” Cliccare qui per continuare a leggere il racconto.
Buona lettura!
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