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Libri per bocciofili: I fichi rubati e altre avventure in Calabria

Mark Rotella, italo-americano di terza generazione, ne “I fichi rubati e altre avventure in Calabria” racconta il viaggio alla ricerca delle proprie radici fra tradizioni in via d’estinzione, visitite alle città, paesi, santuari, musei. Lungo il suo cammino attraverso la Calabria incontra anche le bocce. Lo fa nel campo del paese di Gimigliano, quello lungo la strada principale:
“Marco, questo è un altro Rotella, Filippo”, disse Masino.
“E’ il nome di mio nonno”, dissi presentandomi all’anziano.
Mi guardò attentamente senza dire nulla, poi mi offrì la sua mano grande.
“Forse voi due siete parenti”, disse Masino.
“Giochi a bocce?” chiese FIlippo.
“Non ci ho mai giocato”, risposi.
Mi guardò scettico, dopodichè mi mise una boccia in mano. Era più pesante di quel che poteva sembrare.
“Formiamo le squadre”, disse Masino. “Tu e Filippo, io e il ragazzo”.
“Ma io non ho mai giocato”, protestai.
Masino andò nel capanno e tirò fuori dal frigorifero tre bottiglie di birra ceca e ne diede una a ciascuno degli adulti.
Masino lanciò la palla piccola di gomma, il pallino, che serve come segno. Obiettivo del gioco è piazzare quante più bocce possibili vicino al pallino. Ero il primo a dover tirare. Avevo giocato a bocce un paio di volte e pensavo che il trucco fosse quello di lanciare la palla con il palmo basso, facendolo ruotare all’indietro per evitare di far rotolare la palla troppo lontano. La boccia colpì il punto che volevo io ma a avevo tirato troppo forte e andò a finire fuori campo.
Scoprire la Calabria è per Rotella un viaggio all’interno di “quell’italianità che spesso in forme meticce caratterizza gli italiani emigrati in America”, come si legge sul sito della casa editrice. Quell’ italianità, quel senso di appartenza che fa essere così popolare il gioco delle bocce nelle comunità di immigrati: italiani popolo di santi, navigatori e …bocciofili!











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