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Conferenza stampa di presentazione della Settimana Azzurra in Valdinievole

Mercoledì 22 Agosto alle ore 12,00 presso il Bocciodromo comunale di Pieve a Nievole, Via Leonardo da Vinci 2, conferenza stampa di presentazione della Settimana Azzurra in Valdinievole, evento realizzato in collaborazione con FIB Comitato regionale Toscana e FIB Provinciale Pistoia con il patrocinio del Comune di Pieve a Nievole, della Provincia di Pistoia e della Regione Toscana e la partecipazione del CONI Pistoia. Per scaricare l’invito clicca qui Invito Conferenza Stampa Pieve a Nievole
Raffa – Campionati Nazionali 2012 “Femminili e Under 23”
Queste le convocazioni per i Campionati Nazionali Femminili e Under 23 che si svolgeranno a Brescia sabato 8 e domenica 9 settembre 2012, per verificare e scaricare clicca qui conferme convocazioni
RAFFA promozioni e retrocessioni per la stagione 2012 – 2013
L’operazione di stesura dell’elenco si sono svolte nel rispetto del regolamento regionale e di quello federale, nell’occasione sono state considerate le percentuali dei tesserati previste per ogni singola categoria. Per verificare e scaricare gli elenchi clicca qui (ci scusiamo per il disguido, ora anche la scheda femminile è visibile, ringraziamo le segnalazioni)
18 08 2012 femminili passaggi categoria e abilitazione
18 08 2012 machili A retrocessioni
18 08 2012 machili B promozioni
18 08 2012 machili B retrocessioni
18 08 2012 machili C promozioni
18 08 2012 machili C retrocessioni
La Bocciofila Pieve a Nievole si prepara a vivere un evento speciale
I primi lavori al bocciodromo di via Bonamici
Manca davvero poco all’inizio della Settima Azzurra in Valdinevole in programma dal 27 Agosto al 2 Settembre 2012 a Pieve a Nievole (PT) e fervono i preparativi alla Bocciofila di Via Leonardo da Vinci: il Presidente Emo Stefanelli e i suoi appassionati collaboratori stanno preparando l’iniziativa in modo accurato perché ospitare la Squadra Nazionale Maschile di Bocce per uno stage di allenamento in preparazione dei Campionati del Mondo non è una cosa di tutti i giorni. Grande attenzione e impegno richiede anche l’organizzazione dei numerosi eventi, incontri e tornei collaterali allo stage e al “Trofeo Carlo Pellegrini” competizione di alto livello, che vedrà sfidarsi squadre di club in rappresentanza di alcune regioni italiane e la Nazionale: ci saranno momenti dedicati alla solidarietà, all’integrazione, alla promozione del territorio e all’intrattenimento, tutti nel bocciodromo che da luogo prevalentemente sportivo si apre ai numerosi temi e interessi che coinvolgono i cittadini di Pieve a Nievole e non solo.
La storia della Bocciofila Pieve a Nievole affonda le sue radici negli anni ’50, quando un gruppo di appassionati e tenaci bocciofili ricavarono le prime corsie di gioco da uno spazio collocato fra i binari della ferrovia Firenze – Viareggio e la Casa del Popolo di via Bonamici. Negli anni ’80 la Società e il livello degli atleti è in crescita e numerosi sono i successi ottenuti sul piano nazionale. Nel ’99 viene costruito un nuovo impianto in località Palagina dotato di 4 corsie in manto sintetico, servizi vari come bar, sala tv etc che contribuiscono a fare del bocciodromo un vero e proprio punto d’aggregazione per i pievarini. Oggi la Società guidata dal Presidente Emo Stefanelli conta 61 Atleti, fra i quali diversi ragazzi, e 19 Soci: le attività portate avanti sono molte e tutte di grande valore non solo sportivo, ma anche sociale.
La Settimana Azzurra in Valdinievole, evento realizzato in collaborazione con FIB Comitato regionale Toscana e FIB Provinciale Pistoia ha il patrocinio del Comune di Pieve a Nievole, della Provincia di Pistoia e della Regione Toscana e la partecipazione del CONI Pistoia, e tutti gli eventi e le iniziative che la caratterizzano verranno presentati durante la Conferenza stampa fissata il 22 Agosto alle ore 12,00 presso il Bocciodromo comunale di Pieve a Nievole, Via Leonardo da Vinci, 2.
Il Presidente Emo Stefanelli durante una premiazione
Campionati Italiani Femminili: “Bocce e donne” di Cecilia Trinci
Cecilia Trinci, sportiva tenace e appassionata, scrittrice impegnata e sempre al fianco della FIB e dei nostri atleti privi della vista, ma anche rappresentante CONI Provinciale di Firenze, ci invia questo testo che siamo onorati di pubblicare. Grazie Cecilia!!!

Giancarlo Gosti e Cecilia Trinci
BOCCE e DONNE
“Forse è come si presenta.
Sta qui la sua forza?
Un gioco apparentemente semplice, con soltanto quattro palle colorate da maneggiare, né troppo piccole né troppo grandi, giusto adatte alla mano di chiunque, pesanti quanto basta per reggerle saldamente senza sforzi, senza corse, senza placcaggi o finte pericolose per le caviglie.
“Se giocano gli anziani al Circolo, possiamo giocare tutti!”
Forse questo luogo comune ci rincuora. Ce lo rende amichevole, simpatico, alla portata, questo antichissimo gioco delle bocce.
Altro che football, rugby, basket, calcio….!
Questo è davvero uno sport per tutti.
O almeno così sembra.
Te ne accorgi dopo, che per vincere sul serio bisogna essere atleti, con il fisico, la grinta, l’agilità, la tenacia di un animale da podio!
Anche se, è vero, il fitness tradizionale non serve! e occorre più una mente lucida, strategica e competitiva, che un fisico da palestrato mitomane.
Adatto anche per le donne, allora, e le donne normali, non solo le olimpioniche da medaglia che rinunciano alle gioie del focolare per lo sport!
Campionato Femminile di Bocce: eccolo!
Donne grintosissime con una gran voglia di vincere, dedicate ad uno sport che hanno scelto, che amano e onorano.
Come sanno fare le donne quando amano qualcuno o qualcosa.
Come sanno fare le donne quando accettano un compito o un incarico.
Fedeli, consapevoli, costanti, creative, ironiche, toste e materne.
Donne.
“Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c’è da rimanere secchi. Potresti passare una vita a provarci ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro, alle volte. Sono leggere dentro. Dentro.” (Alessandro Baricco)
Quando le cose si mettono male davvero gli uomini potenti tendono a chiamare le donne.
Li senti promulgare, come fosse una concessione, mentre è solo disperazione: “Qui ci vuole una donna!”
E le donne arrivano. Non dicono mai di no, dimenticando i “no” che hanno invece sempre ricevuto. Prendono in mano i problemi, le situazioni, le imprese disperate e le rassettano come fossero mucchi di panni, le sistemano, scegliendo, decidendo, provando sempre a risolvere.
Affrontano ogni cosa e assumono responsabilità senza piangere.
Se piangono, 99 su 100 è colpa di un uomo, di un sentimento ferito, quasi mai di un problema.
La FIB ha organizzato un Campionato Femminile dando un esempio, che ci piacerebbe fosse seguito, di come si può utilizzare lo sport per cavalcare il mondo.
Le gare, in genere, hanno spesso il limite di essere consumate in grande solitudine, nello sguardo distratto di pochi addetti, nella crudeltà della vittoria che ha regole sanguinose.
Questo Campionato Italiano di Sesto Fiorentino si presenta volutamente DIVERSO, accompagnato da una settimana di eventi, che quasi preparano il pubblico a capirlo di più.
Non solo punteggi da addetti ai lavori, giornate piene e intense di grande fatica che rimangono chiuse in ambiti ristretti, successi che passano veloci e tornano presto nel buio del quotidiano, del consueto, dell’ordinario.
Giancarlo Gosti, presidente del Comitato Regionale Fib, ha proposto, dal 5 al 10 settembre, al Bocciodromo di Sesto, serate che sono un canto alla creatività, alla gioia, alla serietà, all’eroismo, una collana di umano al femminile che ci entusiasma, ci appassiona o anche solo banalmente ci informa, di quanto variegato, complesso, sofferto è il mondo delle donne.
E quanto è ricco di risorse e di soluzioni.
Donne che curano in ospedali di frontiera con Emergency, creando conforto e complicità, oltre che sollievo; donne che risvegliano il cuore dell’impegno politico, della passione per i diritti umani, raccogliendo canti e leggende di un passato che forse non è mai del tutto alle spalle; donne che scrivono, donne artiste, donne che creano imprese o impegnate in politica e negli Enti; donne di altre etnie, che si raccontano anche con la loro cucina, i loro abiti colorati, il loro coraggio nella scommessa dell’integrazione.
Una festa di donne che ballando, cucinando, cantando, leggendo, parlando e raccontando ci portano per mano, facendo crescere l’aspettativa, ad un grande evento sportivo, dove 300 atlete, bocciofile di tutta Italia, si scontreranno per conquistare il titolo di Campionessa nazionale.
Il Bocciofilo Ugo Orentoti su La Nazione: Ugo, 101 anni “Alle urne per coscienza”

Stefano Brogioni de La Nazione incontra Ugo Orentoti, 101 compiuti «giocando a bocce, guardando poca televisione e facendo molte camminate a piedi». Leggete tutto l’articolo cliccando qui.
Rino Nencini ospite di ArcoToscanaTv
ArcoToscanaTv ha intervistato in nostro atleta Rino Nencini: 90 splendidi anni in un corpo asciutto, in perfetta forma, una vita intera dedicata al gioco delle bocce, con oltre 500 premi vinti in 60 anni di carriera. “Meglio della palestra!” sostiene, “perché così si tiene in esercizio il corpo e anche la mente, si passa bene il tempo con gli amici e anche con gli altri. E poi giocare porta l’esaltazione, l’adrenalina, sia che si vinca sia che si perda!”
Qui di seguito riportiamo il testo curato da Cecilia Trinci per ArcoToscanaTv. L’originale lo trovate cliccando qui.
Rino infatti ricorda con uguale commozione sia le strepitose vittorie che le sconfitte, che a distanza di anni ancora bruciano, come quelle subite nei due Campionati Italiani del 1975 e del 1977, un titolo sfiorato e perso per un pelo. La prima volta per il flash di una macchina fotografica che lo ha distratto, il secondo per un colpo di sfortuna che è sempre in agguato in questo gioco.
Con gli occhi che all’improvviso brillano, come se tutto accadesse di nuovo, ricorda la vittoria del 1960 ottenuta a sorpresa con un colpo “nuovo”, allora sconosciuto, “una bocciata a volo soprammano”, quando tutti usavano ancora solo il tiro “sottomano”.
“Quando si riesce a bocciare e a restare il tiro è perfetto. E’ una questione di fisica: le bocce sono corpi di uguale peso, se si tira in modo perfetto su quella già tirata dall’avversario la si sostituisce con la propria e l’altra vola via”.
Rino lavorava in Provincia, al controllo delle acque. Alle due “faceva festa” e, dice “non mangiavo nemmeno, mi prendevo un panino e correvo a giocare a bocce. Tutti i giorni era giocare giocare e la domenica gare!”
Riconosce di avere avuto una moglie comprensiva. Oggi non sarebbe stato possibile. “Sarà perché le donne non sono più pazienti che i giocatori di bocce sono andati a diminuire! Oggi se si brucia una frittata si va dall’avvocato e ci si separa!”
Per sessant’anni dice di essere stato anche egoista, di avere sacrificato la famiglia per una passione che è stata costante e intransigente. “Ma, dice, a volte portavo mia moglie con me. Si partiva il giorno prima della gara, come quando siamo stati a Roma: cinque ore di viaggio in macchina perché mica c’era l’autostrada negli anni ’50! Si dormiva fuori e il giorno dopo si gareggiava. Oppure le portavo dei regali. Le medaglie d’oro non sono mai mancate: è perché il gioco era un successo che mi si è fissato addosso in questo modo!. Per raggiungere le bocciofile si facevano anche dei gran viaggi in treno e poi in autobus, portandosi dietro la reticella delle bocce!”
Rino ha avuto due figli, ma nessuno dei due lo ha seguito. Il maschio “aveva il calcio per la testa”, e lo ha praticato come giocatore e come allenatore.
“La più bella giornata della mi’ vita è stata nel ’98: ero andato in macchina, da solo, come sempre, a Sassuolo, a una gara con 520 giocatori. Ho vinto 4 partite, ho giocato tutto il giorno e sono tornato a casa alle 2 e mezzo di notte, con una coppa, che per me rappresenta la vittoria più grande. Anche perché avevo già 78 anni e a volte vincere è saper giocare e anche saper superare certi nostri limiti.”
Tutt’ora Rino è un campione. Va in bicicletta a allenarsi tutti i giorni per due ore per essere pronto la domenica a gareggiare. Parte ancora in macchina da solo, perché vuole sentirsi libero e spesso è in coppia con colleghi più giovani dei suoi figli.
Quando ha iniziato, nei primi anni ’50, le bocce erano di legno e si tenevano dentro bidoni con l’acqua per non farle spezzare. Ora i materiali e la tecnica sono venuti incontro ai giocatori. Non più campi di terra battuta, ma in sintetico, non più palle di legno ma in resina di qualità. Sui campi in terra il tiro poteva subire ogni tipo di alterazione, fare tiri perfetti era difficilissimo.
Eppure Rino non ha avuto sempre la vita facile. 65 mesi di guerra, anche se non al fronte: figlio unico di madre vedova. “I miei colleghi sono tutti in fondo al mare!” perché tutti furono arruolati in marina. Rino però fu mandato in Corsica e in Sardegna, lontano dal fronte diretto. Dopo l’8 settembre rimase tagliato fuori dal resto del mondo e non seppe più niente di sua madre fino a che da Napoli riuscì a partire per accompagnare un generale destinato a Roma. Lui, alla guida del mezzo aggiunse di suo pugno anche la destinazione “Florence” accanto al regolare “Rome” scritto dagli americani sul foglio di viaggio. Così, lasciato il generale a Roma proseguì per Firenze. Quasi a destinazione fu fermato dalla Police americana e qui Rino ebbe un attimo di paura “Vuoi vedere che mi arrestano proprio ora che sono arrivato!” .
Ma i soldati, appena videro che aveva fatto tutto il viaggio in giornata da Napoli si complimentarono con lui e lo fecero passare con un bonario e rassicurante “OK, Johnny, vai!”
Appena in Firenze, nella sua Via Erbosa, vide una donna che prendeva l’acqua. E quella donna era proprio sua madre, che dopo l’incontro e un lungo abbraccio gli disse “non ho niente da darti da mangiare abbiamo solo due mele!”
Più avanti nel tempo, a 62 anni, Rino si scontrò con la malattia: una pesante operazione ai polmoni. Ma giocare a bocce e vincere nelle gare lo distrasse dai pensieri e dalla paura “Giocando tu ti dimentichi delle tue cose peggiori. Giochi per vincere e le tue cose non le ricordi mai. Questo è stato un vantaggio non indifferente!”
Smettere di fumare è stata un’altra sua grande vittoria: “me lo ricordo bene quel giorno, più della Prima Comunione, più del Matrimonio: era il 4 luglio del 1981! Da giovani si fumava di tutto: le vitalbe, perfino la carta dei giornali!”
E di vincere non ha mai smesso.
Ricordano di lui una mitica impresa: perdeva 14 a 0 fino a che la sorte è cambiata con la rimonta vittoriosa e il risultato di 15 a 14. Questo accade spesso nel gioco delle bocce e ci sono scontri finali tra anziani e giovani che si battono perfettamente alla pari. Spesso l’esperienza vince sull’età. Le categorie in questo gioco tengono conto dei punteggi fatti e non dell’anagrafe. Rino ha giocato 55 anni nelle serie A, la categoria dei campioni.
“Questo è uno sport povero, che si può fare a tutte le età e a livelli diversi, ma è anche uno sport giovane perché sono i giovani che vincono di più!”.
Eppure di una cosa è certo Rino, che non smetterà mai di giocare a bocce, perché “la vita va vissuta fino in fondo”, dice, “e l’età è quella che vogliamo avere: è quella che ci portiamo nel cuore”.
Le bocce, ricordi di paese

“Nel tratto più alto del pozzone Mario costruì un gioco da bocce. Gli costò tanta fatica quel lavoro perché dovette portarvi molta terra e livellarla. Da un lato il gioco era protetto dal muraglione di sostegno della piazza, ma, dall’altro lato e nelle due testate fu necessario proteggerlo con rete metallica poiché confinava con la via che conduceva ai vigneti. Per essa passavano molte persone e la caduta di qualche boccia avrebbe potuto ferire o anche uccidere qualcuno. Le bocce erano diventate uno svago piacevole per i giovani e meno giovani del paese, perché in quei tempi non esisteva la comunicazione con la città come esiste ora. L’unica via che conduceva a La Spezia era una mulattiera lunga alcuni chilometri e assai faticosa, mentre la nuova strada carrozzabile che era stata costruita col Forte di Costa Rossa era riservata solo ai militari. Scarseggiava anche il denaro allora, e pochi avrebbero potuto spendere le due lire che occorrevano per assistere ad una proiezione cinematografica in città. Inoltre vi erano da spendere anche i 40 centesimi del tram elettrico che dall’Acquasanta portava i passeggeri a La Spezia. Questa piccola borgata si trova ai piedi della strada mulattiera. Mario aveva anche diversi amici suoi coetanei a Campiglia coi quali sapeva farsi buona compagnia per il suo carattere molto comunicativo e buono. Giocava a bocce alla domenica con Guglielmo, che lui chiamava Gulé con il cugino Isacco. Gulé era spesso in discussione con Mario. “Tu mi vinci” gli diceva “perché fai il passo troppo lungo quando lanci la boccia, non fare il furbo!”. Guglielmo era operaio in arsenale, era un giovane taciturno con un portamento compassato e molto ordinato nella persona. La sua capigliatura corvina con le onde naturali, sempre accuratamente pettinate, gli dava un’impronta distinta. Il cugino Isacco, chiassoso e ridanciano, riusciva a battere Mario. Isacco era un bel giovane biondo con il corpo atletico e occhi azzurri che faceva innamorare di sé le ragazze.”
Questo brano è tratto da “La mia gente“, testo dedicato a Campiglia (SP) e ai suoi abitanti, pubblicato da Jolanda Sturlese nel 1976. Ci addentriamo fra i ricordi della signora Jolanda e della Lunigiana ligure perché ci riconosciamo in pieno nello spirito gioioso che animava chi si rimboccava le maniche per il proprio passatempo preferito. Queste antiche parole, atmosfere e dettagli ci confermano, ancora una volta, l’anima popolare dello sport bocce.
Cliccate qui per avere qualche informazione sul borgo di Campiglia e qui per approfondire i ricordi de “La mia gente”.















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