“Anche il nostro sport ha spinto verso l’unità d’Italia”
18/03/2011 at 12:42 Lascia un commento

Il gioco delle bocce, che a noi piace presentare con un biglietto da visita su cui si legge “Uno sport moderno con un cuore antico”, si è sentito e si sente parte attiva di quell’opera straordinaria di unione che ha visto crescere e maturare la fratellanza delle genti italiche, svilupparsi il sentimento di appartenenza ad un’unica Patria, propagarsi l’esaltazione di quei valori, umani, sociali e culturali, che da sempre sono fioriti all’ombra dei nostri mille campanili. Una civiltà antica, un mondo di tradizioni, di usi e costumi che nel 1861 si avvolse nel Tricolore.
Anche le bocce dello Stivale, eredi di un gioco millenario che gli antichi romani fecero conoscere in ogni angolo dell’Impero, e che più recentemente i nostri emigranti esportarono in tutto il mondo, fino a metà dell’800 si disperdevano in tanti rivoli. Per secoli, con varie denominazioni (ludendi ad pilam ligneam, pallotta, bocciarella, bocchie) e con regole e sistemi spesso diversissimi, si giocò dalle Alpi alla Sicilia. C’era il gioco “libero” in Piemonte e Liguria, quello “alla Milanese” in Lombardia, il gioco “alla Veneta”, di raffa in Centro e Sud Italia, con bocce grandi come angurie in Toscana e mille altri ancora.
Nel 1861 l’Italia è una. Nello stesso anno a Faenza viene fondata la nostra prima società, chiamata I Fiori, che pratica il gioco “alla romagnola”. Nel 1897 nasce la prima Federazione, l’Unione Bocciofila Piemontese e, nel tempo, si affacceranno sulla scena altre associazioni ognuna legata ad un tipo di gioco: nel nord ovest si svilupperà il gioco di volo (bocce metalliche), in Liguria sboccerà la petanca (bocce metalliche di piccolo formato), un po’ dappertutto nelle altre regioni si diffonderà la raffa (bocce di materiale sintetico) e continueranno a trovare molti appassionati anche i giochi locali.
Finalmente, nel 1979, arriva la grande svolta: siamo tutti sotto l’ombrello del CONI, un’unica famiglia con due grandi anime, le specialità raffa e volo, a cui, nel 1995 si unirà una terza, la petanca. L’Unione delle bocce è fatta anche con i timbri e le firme: nasce la Federazione Italiana Bocce. Si gioca assieme dal Trento a Trapani, da Torino a Trieste. E, quando arriva una medaglia d’oro e suona Fratelli d’Italia, a tutti si stringe il cuore.
Ma l’unione di fatto, quella sportiva ma anche di popolo, le bocce l’avevano già intrapresa tanti anni prima, fin dai tempi di Garibaldi e di De Amicis, due appassionati di questo gioco che, nato nelle locande, si espanse nei paesi vicini, poi coinvolse le città, in seguito le province e, via via, diventò nazionale. Già alla fine dell’ 800 si organizzarono gare che richiamarono giocatori di più parti d’Italia. Memorabili i campionati Tricolori del 1930 a Milano che furono presi d’assalto da migliaia di aspiranti campioni che si erano qualificati in tutte le regioni; oggi si gioca dappertutto, tutti i giorni, milioni di presenze all’anno sulle corsie, napoletani con la maglia di club veneti, sardi che lottano per i colori dell’ Emilia, piemontesi che difendono i colori del Friuli. Un miscuglio di vite, dialetti, usanze, un anello di unità comune rappresentato dalle bocce, un gioco che si è dimostrato uno straordinario grimaldello per aprire coscienze, far nascere amicizie, consolidare fratellanze.
Sono queste le bocce dell’Unità, quelle che hanno affiancato sui campi d’Italia il medico e l’operaio, il ragazzino e il nonno, uomini e donne, di ogni età e di ogni ceto sociale. E’ sicuramente lo sport più democratico, che accoglie tutti e regala benefici a tutti: puoi diventare una star mondiale oppure impiegare il tuo tempo libero in un esercizio salutare. Le bocce sono oggi l’Alto Livello ma anche lo Sport per Tutti. Due anime di una grande realtà. Anche noi, quindi, abbiamo portato un mattone per costruire e consolidare l’Unità d’Italia ed oggi, insieme a tutti, la festeggiamo con orgoglio”.
Romolo Rizzoli
Presidente Federazione Italiana Bocce
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