Archive for 17/02/2010

Il libro del mese: La banalità del male

Il libro che vi segnaliamo questo mese è un libro “pesante”. E’ un libro di storia, di quella Storia con la S maiuscola che ci fa riflettere, ci fa dubitare, ci spinge a chiederci quale sia la reale natura dell’uomo e “fino a che punto” possa arrivare. Parliamo di “La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme” di Hannah Arendt. Pubblicato nel 1963, questo libro raccoglie le corrispondenze inviate dalla filosofa tedesca al New Yorker, rivista per la quale seguì il processo a Adolf Eichmann. “Otto Adolf Eichmann, figlio di Karl Adolf e di Maria Schefferling, catturato in un sobborgo di Buenos Aires la sera dell’11 maggio 1960, trasportato in Israele nove giorni dopo e tradotto dinanzi al Tribunale distrettuale di Gerusalemme l’11 aprile 1961, doveva rispondere di 15 imputazioni. Aveva commesso, in concorso con altri, crimini contro il popolo ebraico e numerosi crimini di guerra sotto il regime nazista. L’autrice assiste al dibattimento in aula e negli articoli scritti per il “New Yorker”, sviscera i problemi morali, politici e giuridici che stanno dietro il caso Eichmann. Il Male che Eichmann incarna appare nella Arendt “banale”, e perciò tanto più terribile, perché i suoi servitori sono grigi burocrati.”

Abbiamo pensato di proporvi questo libro perché un passo a pagina 89 ci ha colpito molto. E chiama in causa il “nostro” mondo: “Durante l’istruttoria, qualche giorno più tardi, egli accennò di un viaggio a Bratislava, in Slovacchia: si trovava lì proprio quando Heydrich fu assassinato. Ma l’unica cosa che ricordò fu di essere stato ospite di Sano Mach, ministro degli interni del governo fantoccio slovacco. (…) Se ne ricordò perché era un onore eccezionale, per lui, essere trattato da pari a pari da un ministro. Mach, a suo giudizio, era un individuo simpatico, alla mano e l’aveva invitato a giocare a bocce. Davvero a Bratislava, mentre la guerra infuriava, Eichmann non aveva altro da fare che giocare a bocce col ministro degli interni? No, non aveva proprio altro da fare e ricordava benissimo come aveva giocato e brindato poco prima che arrivasse la notizia dell’attentato a Heydrich.” Eichmann era stato inviato a Bratislava per gestire la deportazione degli ebrei slovacchi. “Evacuare e deportare gli ebrei era ormai un lavoro comune, per lui, e le cose che si erano impresse nella sua mente erano il gioco delle bocce, il fatto di essere stato ospite di un ministro, la notizia dell’attentato a Heydrich. Ed è significativo che egli non riuscì assolutamente a ricordare in quale anno cadde quel giorno, il memorabile giorno in cui “il carnefice” fu soppresso dai patrioti cecoslovacchi”.

Come può “il Male” condividere i miei stessi gusti? Che, forse, il “Male” mi assomigli più di quello che penso? Sembrano domande banali…

Il libro, un classico della riflessione sulla shoah, lo potete trovare nella biblioteca più vicina oppure qui sul sito della Feltrinelli.

17/02/2010 at 13:59 Lascia un commento


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